Ma cosa sappiamo realmente del sonno? Quali sono i fattori che ne influenzano la qualità? Andiamo nel profondo, partendo dalla comprensione di una delle più importanti fasi del sonno: la cosiddetta fase REM.
Cosa è il sonno REM
Circa 90 minuti dopo l’addormentamento, si passa nella fase del sonno REM che, a sua volta, dura in un primo momento e tipicamente 10 minuti, per poi allungarsi man mano, sino anche a un’ora.
Ciascuna fase REM presenta delle caratteristiche, che vedono l’intero organismo coinvolto. In particolare, respirazione e battito cardiaco tendono ad accelerare, come anche l’attività cerebrale. In poche parole, pur dormendo, il cervello resta attivo e il sonno REM favorisce la stimolazione di alcune aree deputate all’apprendimento e all’elaborazione delle azioni diurne (ad esempio, lo studio).
Si potrebbe dire che i livelli di attività del cervello sono simili a quando si è svegli: ecco la ragione per cui si sogna intensamente, seppur alcuni muscoli principali (come quelli di braccia e gambe) risultino immobili, come bloccati.
Tornando, quindi, ai cambiamenti che il corpo subisce in fase del sonno REM, troviamo:
- Un generale rilassamento muscolare.
- Un aumento della pressione sanguigna (e, come detto, del ritmo cardiaco).
- Una respirazione che si fa più veloce.
- Un movimento oculare rapido e involontario.
- Contrazioni del viso.
- Un cambiamento della temperatura corporea.
Ma, esattamente, qual è il significato della parola REM?
Cosa vuol dire sonno REM
La parola REM significa “Rapid Eye Movement”, ovvero “Movimento Rapido degli Occhi”, indicando proprio quel movimento oculare che avviene durante questa fase notturna del sonno. Ciò accade, come specificato, per una forte attività del cervello. I primi a studiare il sonno REM furono E. Aserinsky e N. Kleitman, psicologi statunitensi che nel 1953 analizzarono la correlazione presente tra la fase REM e i sogni, scoprendo come, nell’80% dei casi, chiunque sia svegliato in questo tempo si possa dire capace di ricordare un sogno.
Da qui il grande valore attribuito al sonno REM, la cui privazione (come evidenziato in uno studio del 1957 da William Dement, fondatore dello Sleep Research Center alla Stanford University) può provocare l’insorgenza di disturbi come ansia, irritabilità, difficoltà di concentrazione e scarsa memoria. Dunque, il sonno è necessario per mantenere un buon grado di benessere psico-fisico.
Ma non solo: gli scienziati concordano con l’affermare che bruschi risvegli nella fase REM possono causare confusione e addirittura stati allucinatori, e alterazioni del comportamento.
Ma la qualità di sonno REM è sempre la stessa o cambia con l’età? La risposta è la seconda: il REM non è immutato negli anni, ma subisce una evoluzione, anche in termini di durata.
Quanto dura il sonno REM
A ogni età, quindi, corrisponde una durata del sonno REM. Nel dettaglio:
- È maggiore nell’infanzia e nella prima infanzia.
- Tende a declinare durante l’adolescenza e la giovane età adulta.
- Scende man mano con l’avanzare dell’età.
Contare le ore di sonno REM dipende così dal periodo della vita. Gli studi sul sonno dimostrano come un adulto, mediamente, debba spendere il 25% del proprio sonno nella fase REM per stare bene.
In generale, la durata del sonno corrisponde a:
- Circa 16 ore nei neonati.
- Circa 12 ore nei bambini piccoli e bambini in età prescolare.
- 9 ore negli adolescenti.
- Le famose 7-8 ore per gli adulti (e un po’ di più per le donne nei primi mesi della gravidanza).
Eppure, facile a dirsi, non sempre semplice è lasciarsi andare tra le braccia di Orfeo. Ci sono, infatti, numerosi fattori che influenzano la qualità del sonno.
Cosa influenza la qualità del sonno REM?
Il sonno, con il suo ciclo sonno-veglia, è influenzato da fattori e segnali chimici nel cervello che, se disequilibrati, possono incidere sullo stato di addormentamento. Tra questi, ricordiamo:
- l’alcol, che se consumato in eccesso riduce le fasi del sonno REM, portando a notti travagliate e interrotte;
- la caffeina, che stimola il cervello e, a volte, può peggiorare la qualità del sonno;
- farmaci, come gli antidepressivi, che possono causare meno sonno REM;
- il fumo di sigaretta, la cui dipendenza da nicotina può portare a risvegli più frequenti;
- l’ambiente esterno, in quanto umidità, caldo o freddo eccessivi possono disturbare il sonno.
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